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Perché gocce di armonia? Armonia significa sovrapposizione, incontro, combinazione di suoni diversi. Suonare insieme vuol dire anche ascoltare l'altro per potersi migliorare, per poter sentire la musica con l'altro, per poter costruire insieme. Questo è quello che cerco di fare con i miei studenti: creare armonia, insegnando quanto ascoltare e ascoltarsi sia importante per imparare e conoscere insieme, insegnante inclusa.
Speriamo di comporre, goccia dopo goccia, un mare di sinfonie …
Voglio ringraziare la mia amica Cristina per l'aiuto e l'incoraggiamento, senza di lei questo blog non avrebbe mai avuto inizio. Grazie Crì

Il materiale presente nel blog è stato pubblicato con il permesso dei genitori dei ragazzi.

28 gennaio 2013

IA: Identità, incontrarsi a metà strada

lezioni precedenti


Come ci vedono gli altri? Come noi vediamo gli altri?




Dopo aver approfondito il concetto di identità e dopo un lungo e interessante lavoro di immedesimazione in panni altrui, di bambini e ragazzi meno fortunati, è venuto il momento di comprendere cosa significhi vivere la propria identitàTutti possiamo vivere effettivamente come siamo? Tutti siamo liberi di vivere a pieno la nostra cultura, le nostre tradizioni, parlare la nostra lingua madre, vestire i nostri abiti, avere un nome e basta, insomma...essere? Come ci vedono gli altri? Ci vedono effettivamente per come siamo o hanno delle idee in testa che si chiamano preconcetti o stereotipi? Quanto si impegna l'altro a comprendere come siamo veramente? Perché non lo fa? Paura? E se poi ci conosciamo ... cosa accade? qual è il valore della scoperta dell'altro?

Per ora sarà il caso di non andare troppo lontano, per incontrare l' "altro" infatti basta girarci a destra o a sinistra e guardare il nostro compagno di banco ... vogliamo dire scoprire? Beh, scusate il gioco di parole, ma sarebbe il caso a questo punto di scoprirlo insieme.
Per farlo seguiremo alcune attività, al termine delle quali speriamo che saremo riusciti a conoscerci meglio.

1. Pensano di me, ma sarà vero?
Dopo aver diviso la classe in gruppi ogni ragazzo del gruppo scriverà su un foglietto una serie di aggettivi e sostantivi che descrivano ognuno dei singoli compagni, ovviamente il suo modo di vederlo. Gli aggettivi dovranno riguardare il suo carattere, quello che gli piace fare, quindi le sue passioni, i desideri, come il compagno si ponga nei confronti degli altri.  Ogni ragazzo raccoglierà le informazioni che lo riguardano e comunicherà al gruppo, in modo chiaro e ordinato, se gli altri lo hanno descritto bene oppure no, spiegherà anche il perché.

2. Conosco veramente i miei compagni?
In questa seconda fase, dopo aver ascoltato le osservazioni di tutti, ogni ragazzo passerà alla sua riflessione guidato da alcune domande:

- Quanto sono state esatte le mie prime impressioni?
- Quali riflessioni mi vengono in mente? 
- Cosa mi ha sorpreso maggiormente?
- Se io ho questa idea dei miei compagni quale giudizio ho di loro?
- Conosco veramente i miei amici? Mi impegno a conoscerli nel modo giusto? Come posso fare per conoscerli?

3. I miei compagni mi conoscono veramente?
Questa volta ognuno dovrà riflettere invece su cosa è stato detto su di lui. Dopo aver riletto le singole descrizioni ognuno risponderà alle seguenti domande.


- Che cosa ne penso di queste informazioni?
- Condivido quello che gli altri pensano di me? Perché?
- Quanto tengo conto di quello che gli altri pensano di me?
- Quanto credo sia possibile che gli altri mi conoscano? Cosa faccio o potrei fare per farmi conoscere meglio?




Al termine dell'attività riuniremo le nostre considerazioni e ci concentreremo soprattutto sul come sia possibile conoscere e farsi conoscere e sul perché sia importante "scoprire" l'altro.


I ragazzi al lavoro ... vedremo poi come finirà la storia. Vi dico subito che i gruppi sono stati fatti ad hoc, ragazzi che non si parlano o frequentano, subito è stata evidente la prima difficoltà all'inizio quasi intramontabile: 
prof che scrivo? ma non lo conosco! 
oppure sono venute fuori i primi preconcetti e accennate le conseguenti spiegazioni.









Cosa non mi permette di avvicinarmi all'altro?



“Io voglio che le culture di tutti

i paesi
soffino liberamente come il vento
nella mia casa, 
ma che nessuna di esse,
come il vento,
possa strappare le mie radici.”
Mahatma Gandhi



Chi è l'altro? Basta guardarci intorno e vedere che l'altro è tutto ciò altro da noi, gli altri, quelli che ci circondano, che sono diversi da noi, che non siamo noi. Spesso, anzi, quasi sempre, l'altro diventa colui che è diverso dai "più", da quelli che sentiamo, percepiamo e viviamo uguali o simili a noi, il nostro gruppo, i nostri amici da sempre, la nostra famiglia. L'altro quindi diventa una nazione diversa, un diverso modo di essere, un modo diverso e forse più difficile di vivere, risolvere i problemi della vita di tutti i giorni ...un altro che è lontano da noi. Nasce quindi il disprezzo, la paura, il pregiudizio, lo stereotipo, la discriminazione, il voler trattare l'altro in modo diverso, magari metterlo all'angolo solo perché ... perché lo consideriamo diverso o perché abbiamo paura di lui? o magari il confronto con l'altro è solo uno dei tanti modi per conoscere noi stessi? e se poi non ci piacessimo?



UN QUADRATO NEL PAESE DEI ROTONDI

La storia. Mi hanno raccontato di un paese lontano o forse vicino, non ricordo, in cui ogni cosa (abitanti ed oggetti) era rotonda. Rotonde le case, le teste, i piedi, le porte e le finestre. La gente rotolava allegramente : c'erano cerchi grandi, piccoli, rossi, verdi, un po' storti, con qualche ammaccatura. Un giorno , in questo villaggio arrivò un viaggiatore. Era già capitato e non vi era niente di strano, se non , e non era poco, che questo viaggiatore era quadrato. A "quadrato" quel paese senza spigoli sembrò strano ma gli piacque e decise di fermarsi . Ai rotondi capitò una cosa curiosa. Prima dell'arrivo di quadrato gli sembrava di essere così diversi fra loro, ma da quando c'era lui si erano resi conto di essere proprio simili.
Quadrato si accorse subito che qualsiasi cosa facesse, ovunque andasse, tutti lo guardavano; tutti quegli occhi addosso lo innervosivano , si sentiva continuamente come un equilibrista sul filo, e più cercava di stare attento più gli capitava di combinare guai. Anche se , per la verità, anche ai rotondi capitava di sbagliare ma quando lo faceva lui, sembrava più grave. Quadrato stava malissimo quando sentiva bisbigliare alle sue spalle . "Tutti i quadrati sono maldestri e rovinano le cose. Per forza, con quei loro spigoli aguzzi!!!".
Certo che non era facile avere una forma quadrata in mezzo a tutti quei cerchi. Persino le porte erano ora un problema. Stufo di stare da solo cercò di conoscere alcuni abitanti e pensò che il modo migliore per farsi accettare fosse di dimostrare quante cosa sapesse fare. Cercò di fare tutto più in fretta e meglio dei cerchi: lavorare, essere gentile, organizzare feste, raccontare barzellette...ma non andò molto meglio. Era stanco ed i rotondi continuavano a comportarsi in modo strano, diverso, quando c'era lui. Pensò allora di farsi notare di meno, di cercare di essere il più possibile simile a loro: si arricciò i capelli, si mise grossi vestiti che nascondessero gli spigoli, riempì di cotone le scarpe e cercò persino di parlare con accento rotondo. Ma nemmeno questo funzionò. Quadrato si sentiva ridicolo ed i cerchi sembravano infastiditi dal suo tentativo di imitarli. Finalmente gli sembrò di capire. Forse sbagliava a voler diventare amico di tutti subito. Forse il segreto era quello di cercarsi un unico cerchio amico che poi lo avvicinasse agli altri. Aiutò un cerchio che aveva conosciuto ad imbiancare la casa, gli tenne compagnia quando era solo, lo aiutò nel lavoro, sfruttò per lui i suoi spigoli quando servivano . E le cose effettivamente migliorarono un pochino. Ogni tanto cerchio portava quadrato a qualche festa, o lo ringraziava del suo aiuto. Ma quadrato non era felice, la loro non si poteva chiamare amicizia, si sentiva più aiutante (ogni tanto addirittura servo) che amico, e sopratutto si era accorto che gli altri lo ascoltavano di più e ridevano delle sue battute, se parlava male degli altri quadrati, se li prendevano in giro come facevano loro all'inizio con lui, se confermava che tutti i quadrati sono rozzi, goffi e violenti, che rubano i bambini rotondi, che tolgono posti di lavoro ai cerchi, che sono pigri e pettegoli.
Una mattina quadrato si alzò più triste e stanco del solito e decise di andarsene. Mentre attraversava il paese con il suo zaino, si accorse , fra i tanti sguardi che lo accompagnavano, di alcuni che sembravano dispiaciuti, imbarazzati, come lui; che sembravano non trovare il coraggio o le parole da dirgli. Anche a lui non veniva in mente nulla. Così tirò avanti verso il suo paese. Il solo dispiacere che gli restava era di non aver incontrato prima quegli sguardi incerti ed aver parlato con loro, aver provato a raccontargli come si sentiva, ed avergli chiesto cosa provavano loro.
(Anonimo)


La storia di Zero 



Due storie simili, ma molto distanti. Il tema è l'emarginazione, ma i due protagonisti delle storie, Quadrato e Zero, reagiscono in modo diverso alla loro situazione.

Queste le riflessioni dei ragazzi

Come facciamo a conoscere l’altro e a farci conoscere?
Perché è importante conoscere l’altro?
 -volerlo
- ascoltare
- parlare
- chiedere
-  parlare
-  essere sinceri, gentili, socievoli, simpatici
- non  discriminare
- esprimere emozioni
- giocare
- non spaventarci
- essere noi stessi e credere in noi stessi
- rispettare
- essere felici
- essere spontanei
- fare il primo passo
- essere liberi di avere segreti
- imparare a fidarci
- divertirci
-rispettare le decisioni dell'altro
- litigare e fare pace
- conoscere se stessi
- imparare cose nuove
-confrontare le nostre idee
- farci un'idea giusta delle persone
- imparare a fidarsi
- aiutare
- fare amicizia
- non escludere e non essere esclusi
- non restare soli
- fare cose che soli non possiamo fare
- condividere
- essere rispettati
- conoscere sogni e desideri
- conoscere il mondo
- scoprire che tutti siamo uguali, che se io soffro per un dolore, non sono l'unico che soffre o ne ha sofferto (condivisione e comprensione)
- scoprire che posso anch'io insegnare qualcosa 
- scoprire che qualcuno è interessato a me e mi apprezza come persona



Riflettiamo ancora, questa volta partendo dalle parole, fino ad arrivare alle parole



Dolcezza,
vieni a nutrire la mia amara esistenza
Silenzio,
fai tacere l'anima mia in preda ai tormenti
Notte, 
coprimi col tuo manto quando sono indifesa
Luce,
illumina sempre il mio oscuro cammino
Cieli,
apritevi, se qualcuno mi accarezza il viso
Accettami diversa, sarò anch'io felice 
(Flavia)

L'autismo associato al mutismo hanno reso Flavia particolarmente sensibile alla poesia. Ha scritto i suoi versi con il computer attraverso la tecnica della la scrittura facilitata. Ringrazio la Professoressa di Flavia Patrizia Aminta Infantino per avermi permesso di usare questa poesia.


Brani che saranno letti in classe tratti dalla pubblicazione Unicef "Io non vinco tu non perdi":

- Due punti di vista
- La paura verso l'uomo bianco (da Razzismo ieri e oggi, di Mohamed Tahil Hussein)
- L'uomo bianco e l'uomo nero (da Il colore della pelle, canti e scritti di protesta negra, a cura di Lamberto Rem Picci)
- Una vita su quattro ruote 

L'obiettivo della lezione sarà quello di comprendere il significato di concetti quali:
stereotipo, pregiudizio, discriminazione, diversità.
Cosa occorre allora per avvicinarsi all'altro?

Interessante la visione di due film, che non so se riusciremo a vedere
- La tela animata
- Stelle sulla terra








Per chiudere il discorso abbiamo concentrato la nostra attenzione su tutti i bambini "diversi" cioè stranieri che vengono in Italia, sulle loro difficoltà, sui loro diritti.
Abbiamo letto prima il brano L'amico venuto da lontano di Erminia dell'Oro, tratto da "Non calpestate i nostri diritti". Ed. Unicef/Battello a Vapore, poi abbiamo visto quali sono le difficoltà di questi nuovi arrivati ma soprattutto di cosa hanno bisogno e a cosa hanno diritto.
Abbiamo poi letto insieme questo documento dell'Unicef per la campagna Io come tu
qui completo


LAVORI DEI RAGAZZI






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